venerdì 7 settembre 2018

Che Storia è??

Il mio contatto con la Danza Orientale è stato un po' diverso dal solito. Dopo essermi laureata in Lingue Orientali a Venezia ho iniziato a frequentare il primo corso di danza, entrando in un mondo che per me non era sconosciuto o esotico, ma al contrario famigliare e quotidiano, grazie anche a un soggiorno di tre mesi a Sana'a in Yemen, allora ancora visitabile e non dilaniato come è oggi.
Danzare alle feste per sole donne, danzare con le amiche a casa loro durante il week end, sentire la musica letteralmente dovunque mi ha permesso di comprendere la danza e di inserirla più facilmente in contesti sociali e storici. La prima volta che ho visto un Muwashshah conoscevo la poesia e la storia dei luoghi in cui questa forma poetica è nata, la danza ha subito acquisito un significato più stratificato e profondo, non per questo migliore ma più informato. Di questo vorrei scrivere oggi in questo nuovo post, dell'importanza dell'informazione/formazione e della sua affidabilità.
Che la si faccia per "divertimento" o con aspirazioni professionali questa danza è e resta l'espressione culturale dei popoli che la praticano.
Gli studi "orientali" non sono una novità, in particolare gli studi sul "Medio Oriente" hanno una lunga tradizione anche in Italia, vi sono molti studiosi anche contemporanei che varrebbe la pena leggere, ma oggi vorrei parlare di studi storici, cioè come nel tempo le culture altre sono state studiate, analizzate e decodificate. Nonostante l'abbondanza di informazioni e risorse reperibili oggi, per me i libri sono comunque una risorsa fondamentale e primaria, alcuni più di altri mi hanno aiutata a espandere il mio punto di osservazione, a mutare e a evolvere la mia visione di questi mondi distanti e vicini allo stesso tempo. 
Uno di questi libri a cui ritorno spesso e che non smetto mai di promuovere è "Il fascino dell'Islam" di Maxime Rodinson, Dedalo edizioni. Perchè questo libro? Perchè oggi il problema non è più reperire le informazioni ma piuttosto imparare a capire come distinguere tra la storia, la leggenda, i miti e la propaganda.  
Studiare la storia, lo sviluppo degli studi legati al "Medio Oriente", le circostanze storiche e politiche che hanno influenzato questi studi nelle diverse epoche, comprendere come le informazioni sono state trasmesse, tradotte o qualche volta travisate, per giungere a noi travestite da verità credo sia fondamentale per rendere giustizia a questa arte e per riuscire a viverla pienamente, che lo si faccia per passatempo o per la vita, e anche per scrollarsi di dosso qualche pregiudizio e preconcetto che spesso dice molto di più su "Noi" che su "Loro". 
Per concludere non vi riassumerò il libro, perchè non voglio influenzare la vostra lettura, ma sarò ben felice di scambiare idee, opinioni e quant'altro con chi deciderà di leggerlo. 

lunedì 23 aprile 2018

Bal Anat per me

é già passata qualche settimana dall'intenso Bal Anat Tour in Europa. Mi ero ripromessa di scrivere un post su questa esperienza per me così speciale, ma pur avendo mille cose per la testa, l'esperienza è stata così intensa che forse avrò bisogno di un anno per riuscire davvero a metabolizzare tutto quello che ho vissuto e scoperto facendo di nuovo parte di Bal Anat. 
Ci sono però alcune cose che mi sono rimaste dentro, che ho notato, e ho apprezzato e che sento il bisogno di condividere.
Prima di tutto il valore di partire da una base di studio comune solida, una tecnica che permette di studiare le coreografie in modo indipendente, garantendo una uniformità che ha poi bisogno solo di un paio di giorni per essere trasformata in una performance di gruppo caratterizzata non solo dal sincronismo tecnico, ma da una profondità emotiva che permette di essere un gruppo anche dal punto di vista emotivo/creativo, (per arrivare a questo si lavora molto sia sulla sincronizzazione che sull'affiatamento del gruppo, pescando da diverse tecniche della danza e del movimento). 
Mentre si impara la coreografia viene posta grande attenzione anche alla componente emotiva che è parte fondante di un movimento danzato sentito e non "riprodotto", ad ogni coreografia corrispondono non solo dei passi, ma anche un mood, un'ambientazione e una ricerca personale che permetta ad ogni danzatrice di ri-trovare se stessa, il proprio significato, la propria essenza nella Tribe che rappresenta. (un esempio di questo processo creativo è il collage che trovate qui sotto)


Un'altra cosa che mi lascia senza parole è l'energia che si crea sul palco tra tutti noi, che sia una prova generale o lo spettacolo vero e proprio, ma anche l'energia che viene trasmessa al pubblico, che non è semplice "spettatore", ma è catturato e portato nel nostro mondo, come ho già detto in qualche post, questo non è uno spettacolo, ma una vera e propria esperienza.
Da un punto di vista personale per me aver fatto parte di Bal Anat in Europa è stata una sfida, un traguardo, un inizio e una fine, una frustrazione e una immensa soddisfazione, una conferma e la scintilla del dubbio, insomma tante cose, non sempre coerenti, ma di sicuro importanti per il mio percorso di danzatrice, ma anche e soprattutto del mio percorso di crescita come persona.