sabato 10 giugno 2017

Pensieri sparsi di un'insegnante...

Qualche anno fa parlando con una persona del mio approccio all'insegnamento, mi fu detto che sbagliavo a dire alle allieve che, anche io, nel mio percorso personale di studio, ritrovavo le stesse difficoltà che avevano loro in questo momento, mi disse che non avrei dovuto ammettere le mie "difficoltà" personali perchè dovevo apparire ai miei studenti come un punto di riferimento forte, stabile, fisso. Questa cosa mi è un po' rimasta dentro, scatenando nel tempo riflessioni e dubbi sul mio ruolo di insegnante. Da una parte capisco perfettamente che un'insegnante debba essere una sorta di "meta" per l'allieva, dovremmo essere un'ispirazione, e per esserlo non possiamo vacillare (troppo), dobbiamo offrire alcuni punti fissi, certi, nel percorso di apprendimento che proponiamo agli studenti, dall'altra però credo sia anche fondamentale mantenere un'immagine reale e realistica del percorso di apprendimento. Credo sia importante, soprattutto quando le allieve arrivano ad un plateau nelle proprie competenze, essere il vivo esempio che valga la pena andare sempre un po' più in là, provare a trovare e superare un nuovo limite, trasformare le proprie paure in carburante, non avere insomma paura di imparare qualcosa di nuovo, per quanto frustrante questo possa essere. A mio avviso per poter insegnare si dovrebbe essere capaci di ricordare quando eravamo noi allieve e allo stesso tempo dimenticarlo, ricordare che accanto all'empatia dovrebbe starci anche la "pretesa" che ogni studente dia il massimo che può dare, per imparare qualcosa sulla danza e su se stessi. Forse è per questo che da fuori appaio come un'insegnante un po' inflessibile, "seria" (che a volte lo ammetto mi sembra sia visto come un difetto), che da troppi stimoli. Ve lo dico, non sono capace di essere diversa, spingo gli altri perchè è quello che faccio con me stessa. Non sono capace di pensare che sono arrivata, che così è abbastanza, e non riesco ad "accontentarmi" anche quando ho davanti uno studente di cui vedo il potenziale, (qualunque esso sia). Allo stesso modo non sono capace di pensare alle mie allieve come a qualcosa di mio. Le allieve sono in prestito, di passaggio, ciò che posso fare io per loro è provare ad essere una parte importante del loro percorso, e quando se ne vanno essere un insegnante da ricordare. Non è facile, mi affeziono e mi dispiace quando qualcuna smette, se ne va in un'altra scuola, da un'altra insegnante, ma anche io da allieva ho fatto lo stesso, ho cercato ispirazione in diversi insegnanti, da allieva ho vissuto sentimenti contrastanti verso chi mi stava insegnando, siamo persone, io per prima, credo sia importante ricordarlo, per questo penso sia fondamentale mostrare alle allieve che anche noi affrontiamo le stesse paure, le stesse frustrazioni, non per "mettersi nei loro panni", ma per mostrare loro che nella danza (come nella vita) non esiste "facile", ma affrontabile, superabile. 

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